PROF. DOTT. LUIGI STEFANACHI

LA DIREZIONE DELL’OSPEDALE PSICHIATRICO DI CATANZARO IN GIRIFALCO

 

 

Nel 1965 il Sen. Luigi Mariotti, Ministro della Sanità, intese affrontare concretamente il problema della riforma sanitaria, per le precarie condizioni esistenti nell’assistenza agli infermi sotto vari aspetti, sollecitato dai tecnici, dall’opinione pubblica per l’esperienza diretta, nonchè dalle numerose denunce della stampa. La riforma ospedaliera generale non prese in esame il settore degli ospedali psichiatrici. L’argomento fu affrontato dal Ministro della Sanità con un progetto di legge separato, essendo ritenuto di primaria importanza in quanto maggiormente complesso e deficitario, anche perchè la regolamentazione di questo settore risaliva alla legge del 1904. Le inchieste di alcuni Ispettori inviati dal Ministro in vari ospedali psichiatrici al fine di valutare adeguatamente lo stato strutturale degli ambienti, le condizioni di vita dei degenti, l’attività sanitaria ed amministrativa, purtroppo concordarono nel definire alcuni ospedali psichiatrici somiglianti a lager tedeschi. In particolare la relazione più deprimente fu quella redatta dall’Ispettore generale medico, inviato il 10 agosto 1964 all’Ospedale Psichiatrico di Catanzaro, che fu istituito nel 1881 nel paese di Girifalco (distante 30km dal capoluogo e che conta attualmente circa 6200 abitanti), occupando il seicentesco Convento dei Riformati, donato dai Frati Minori alla Provincia nel 1879, e successivamente restaurato e notevolmente ampliato. Nella relazione le condizioni più disumane vennero attribuite al superaffollamento: l’ospedale, che poteva ospitare circa 600 infermi, ne conteneva 1905. Ciò ovviamente determinava eccessiva vicinanza tra i posti letto, refettori e soggiorni esterni angusti, servizi igienici inefficienti e abbigliamento ripugnante. Per quanto esposto furono colpevolizzati gli Amministratori della Provincia per marcate inadempienze ed i Sanitari del nosocomio per frequente assenteismo e negligenza. E’ però necessario tenere presente che a Girifalco, dal 28 novembre 1963, il posto di Direttore rimase vacante per le dimissioni rassegnate dal Prof. G. Curti, perchè vincitore del concorso di Direttore indetto dall’Amministrazione dell’Ospedale Provinciale di Palermo, e che nello stesso giorno la Giunta Provinciale di Catanzaro bandì il concorso per la titolarità del posto, dando al vicedirettore Dott. Cerra, vicino al pensionamento, la provvisoria direzione. La procedura concorsuale fu portata a termine nella primavera del 1965. Avendo il Prof. Vittorio Donato Catapano, risultato vincitore, rifiutato l’incarico, la nomina fu accettata dal Prof. Luigi Stefanachi, secondo classificato, divenendo così il più giovane dei Direttori degli Ospedali Psichiatrici italiani.

 

Alle affermazioni del Ministro Mariotti, lesive della dignità e dell’onore dei medici psichiatri, e alle sue descrizioni di alcuni ospedali psichiatrici italiani somiglianti a lager di sterminio o a bolge dantesche, riportate nel “Libro Bianco sulla riforma ospedaliera” (dicembre 1965), rispose il Prof. M. Gozzano, Presidente della Società Italiana di Psichiatria, con una lunga e dettagliata lettera pubblicata sul libro rosso “La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e la riforma ospedaliera” (gennaio 1966), ma per brevità viene qui riportato quanto di più importante fu scritto dallo stesso Prof. Gozzano nella lettera indirizzata al Presidente della FNOOMM, pubblicata sullo stesso libro rosso. In essa si legge tra l’altro: “L’assistenza psichiatrica in Italia è notoriamente insufficiente perchè decine di provincie sono tuttora prive di un proprio ospedale psichiatrico, perchè gli ambienti sono vecchi e inadeguati e talvolta sono costretti ad ospitare un numero di infermi superiore alle loro capacità, e perchè i medici sono pochi in confronto allo stragrande numero degli infermi che sono affidati alle loro cure. E la vita del medico d’ospedale psichiatrico è vita dura, pesante, rischiosa e la sua opera è difficile anche perchè deve svolgersi tra gli ostacoli e le insidie di una quantità di vecchi pregiudizi contro i quali noi lottiamo da decenni”.

Le offensive dichiarazioni del Ministro provocarono risentimento e varie proteste da parte dei medici che operavano negli ospedali psichiatrici italiani. Particolarmente significativa fu la reazione dei medici dell’Ospedale Psichiatrico di Catanzaro in Girifalco, che, sentendosi particolarmente lesi nella valutazione del proprio operato, scrissero due lettere: una indirizzata al Ministro della Sanità e l’altra al Presidente della Federazione, pubblicate sullo stesso libro rosso.

Per brevità viene qui riportata integralmente solo la lettera spedita al Ministro della Sanità:

 

“Eccellenza,

con meraviglia e mortificazione i Sanitari di quest’Ospedale Psichiatrico hanno rilevato che parte degli addebiti sull’andamento ospedaliero, comparsi in questi giorni sulla stampa, erano indirizzati alla loro attività professionale e alla loro coscienza di Medici, addolorandoli profondamente.

Il loro dispiacere è stato ed è tanto più amaro in quanto, se mai, si aspettavano una nota di merito e di elogio, per aver svolto per molti anni, secondo scienza e coscienza, e con elevato spirito di sacrificio, il loro dovere di assistenza sanitaria.

A conforto di ciò fanno presente di aver sostenuto per molti anni tutta l’attività sanitaria inerente l’organizzazione ospedaliera, costituita da millecento degenti, e l’assistenza post-manicomiale, soltanto in numero di sette che per licenze, turni di guardia (24 ore continue), malattie e motivi di studio, si riducevano continuamente e forzatamente di qualchè unità.

Le terapie neuropsichiatriche, nonchè quelle per malattie intercorrenti, sono sempre state eseguite scrupolosamente il che può essere comprovato dal numero delle dimissioni e dal basso indice di mortalità dei pazienti.

Questo avveniva anche se privi di guida valida e di un indirizzo tecnicamente qualificato, trovando i Sanitari soltanto in se stessi e nel loro profondo senso del dovere la forza di ben operare tanto che, sobbarcandosi sacrifici finanziari e rinunciando alle loro annuali licenze, senza lo stimolo di nessuno si sono qualificati specializzandosi in Neuropsichiatria, per più rendere e meglio assistere.

Ciò avveniva nonostante il loro scheletrico stipendio con basso coefficiente economico (grado VIII equiparato agli Archivisiti ed ai Geometri della stessa Amministrazione Provinciale) e con mancata corresponsione di varie indennità.

I Sanitari sono da anni in attesa della nuova pianta organica e della nuova legge sugli Ospedali Psichiatrici per avere, possibilmente prima della fine della vita, garantita la loro sistemazione giuridica ed economica.

I Sanitari, infine, hanno l’orgoglio di far presente che l’avvio per la rinascita, a tutti i livelli, del loro Ospedale Psichiatrico, rinascita da loro stessi sollecitata, desiderata e stimolata, è stato dato dalla venuta del nuovo Direttore, Prof. Luigi Stefanachi, che con il suo entusiasmo e la sua indiscussa competenza, ha saputo apportare in poco tempo un nuovo grande impulso, aprendo moderni orizzonti ed indirizzi di lavoro scientifico ed assistenziale.”

Dr. R.V. Fragola, Dr. R. Ciampà, Dr. E. Naso, Dr. S. Pacileo,

Dr. D. Marcello, Dr. S. De Filippo, Dr. F. Petitto.

 

 

 

Quanto dichiarato dagli Psichiatri del nosocomio nei riguardi di rapide innovazioni fu convalidato dall’ispezione fatta effettuare dal Ministro Mariotti verso la fine del 1965, per cui a pag.189 del Libro Bianco è riportata questa nota, particolarmente illustrativa: “Oggi lo stesso Ospedale, pur disponendo dei medesimi ambienti e struttura, ma avendo modificato radicalmente la sua organizzazione assistenziale interna, introducendovi anche metodi curativi e di assistenza più moderni, può essere portato ad esempio nel campo degli ospedali psichiatrici. E di questo bisogna dar merito al nuovo Direttore Sanitario ed alla comprensione dell’Amministrazione Provinciale”.

L’accoglienza degli Amministratori Provinciali, degli psichiatri, del personale amministrativo e parasanitario dell’Ospedale, nonchè delle Autorità di Girifalco verso il Prof. Stefanachi fu caratterizzata da cordialissima spontaneità, propria della gente meridionale. Il nuovo Direttore, resosi conto in poco tempo di quanto occorreva modificare nell’attività del nosocomio, capì che doveva affrontare dei sacrifici, e di questi il più importante doveva essere quello di vivere non a Catanzaro ma a Girifalco, abitando con la propria famiglia nell’appartamento adibito al suo soggiorno, in maniera tale da poter controllare nelle 24 ore quanto accadeva nel nosocomio.

Con la valida collaborazione dei Sanitari Ospedalieri, aumentati di tre unità, fu in primo luogo necessario prendere in esame la diagnostica e la terapia psicofarmacologica di ogni individuo, in maniera tale da ottenere la regressione delle varie psicosi e quindi l’eventuale dimissione; soprattutto per quest’ultima fu chiesto il diretto interessamento degli Operatori del C.I.M. di Catanzaro (di cui responsabile era lo stesso Stefanachi), obbligati, a differenza di prima, a frequentare l’ospedale in determinati giorni della settimana.

In tal modo fu possibile trasferire, nonostante la mancanza di Assistenti Sociali, i primi trenta pazienti alla “Casa della Divina Provvidenza" di Bisceglie perchè appartenenti a quel territorio, e sistemare qualche decina di infermi nella stessa Girifalco nella “Casa di Cura San Rocco”, presa in affitto dall’Amministrazione Provinciale.

Dopo pochi mesi il Direttore, assumendosi tutte le responsabilità ai fini della pericolosità delle inferme, fece abbattere il muro che recingeva il soggiorno esterno del reparto donne, muro talmente alto da impedire alle ricoverate ogni visuale tranne quella di una piccola parte di cielo, dando così a loro, divenute non più pericolose per le cure in atto e sufficientemente valide dal punto di vista cognitivo e comportamentale, la possibilità di osservare appoggiandosi al residuo muretto di cinta quanto accadeva nella vita quotidiana dell’ospedale.

L’entusiasmo suscitato da questi progressi terapeutico-assistenziali nelle suore, nel Cappellano frate Tarcisio e negli elementi particolarmente proclivi del personale paramedico determinò l’iniziativa di utilizzare, tra gli infermi uomini e donne, quelli ritenuti più idonei alla preparazione di spettacoli ricreativi di vario tipo, da rappresentare in alcune festività nel teatrino dell’ospedale. Ovviamente tale svagoterapia si rese possibile per l’aiuto economico concesso dall’Avv. Aldo Ferrara, Presidente dell’Amministrazione Provinciale, e dalla Prof.ssa Diana Musolino Serao, Consigliera Delegata dell’Amministrazione Provinciale, sempre sensibili ad ogni richiesta del Direttore.

Tra le attività ricreative nell’ambito del divertimento, più impegnative e certamente più gradite furono le gite realizzate nel luglio 1966 alle vicine belle spiaggie di Copanello e Soverato, organizzate per degenti uomini, capaci di nuotare, ritenuti più idonei dal punto di vista fisico e psichico, con la presenza di qualche infermiere e del Direttore.

Particolare meraviglia nel Vescovo di Catanzaro, Mons. Armando Fares, nel Clero e anche in gran parte dell'opinione pubblica, destò il pellegrinaggio di oltre cento degenti presso la Cattedrale di Squillace (Catanzaro), organizzato il 9 giugno 1966 in occasione della chiusura del mese Mariano e delle celebrazioni del Giubileo.

Il 22 agosto dello stesso anno fu impartita la Cresima a 43 pazienti, adeguadatamente preparati dal Cappellano Padre Tarcisio con l'aiuto di documentari catechistici forniti dall'Amministrazione Provinciale, in occasione della visita del Vescovo Mons. Fares all'Ospedale Psichiatrico.

La preziosa esperienza professionale maturata e le numerose testimonianze di affetto e riconoscenza ricevute da parte degli ammalati per l’attività da lui svolta, oltre alla fattiva collaborazione degli amministratori provinciali e del personale medico e paramedico, hanno lasciato nel Prof. Luigi Stefanachi un indelebile ricordo di un periodo di lavoro estremamente intenso ma altresì ricco di soddisfazioni e di gratificazioni.

Particolarmente significative in tal senso sono le due lettere che Stefanachi inviò al Presidente della Provincia ed alla Consigliera Delegata prima di lasciare la direzione dell’ospedale calabrese e che qui riportiamo integralmente: il momento del commiato fu anche l’occasione per testimoniare la gratitudine e l’amicizia professionale maturata in quei 18 mesi di lavoro a Girifalco. 

Altre notizie possono essere tratte dal libro di Domenico Marcello, psichiatra ospedaliero, “Un secolo di manicomio: storia del manicomio di Girifalco”, Vincenzo Ursini editore, Catanzaro 1995. 

 

 

            

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